Qualcosa come soffocare per sempre.


Su questa nave c'è un'immensa solitudine. 
A un certo punto mi hanno fatto tirare fuori delle cose che nascondevo dentro, le avevo nascoste bene ma nel buio si erano illuminate e allora ho mostrato tutti i miei punti deboli e adesso non riesco più a rimetterli dentro, penzolano, sgocciolano, mi fanno schifo. 
Certe volte ululiamo alla luna con la bava alla bocca per poi provare ad appoggiarci dove prima c'era qualcosa di caldo e adesso c'è il vuoto e nell'istante dell'appiglio rimane solo una specie di frana dove si casca e basta, tutti, legate con le catene, quello davanti che ci trascina sul fondo, quello dietro che ti spinge, che per emergere ti tiene sott'acqua.
Dopo poco sei a terra con le labbra spaccate. 
Il sapore del sangue è dolce e sa di metallo, le lacrime sono salate e ricordano il mare, però un mare scuro, un mare illuminato dal pallore di una luna irreale, una specie di luna che appartiene ad una dimensione di sogno, di streghe e licantropi, fatta di preghiere sussurrate e linee di sale su tutte le soglie per non fare entrare gli spiriti, i mostri.

Nell'ultima macelleria della galassia ci sono esposte delle mucche di razza chianina, i loro corpi sono appesi a delle strutture metalliche, i loro corpi sono immensi, sproporzionati. Alcune sono vacche adulte altri sono giganteschi vitelli, gli occhi gonfi, scurissimi, che gli escono dalle orbite. 
Rimango a fissarne una, deve avere pochissimi giorni, sul muso ha un'espressione di orrore e paura, una disperazione profonda, qualcosa di feroce, qualcosa come una fuga impossibile, qualcosa come soffocare per sempre.