Le cose non andavano bene in casa De Mita, è così che ho
iniziato a uscire dal corpo.
Di solito succede la notte ma negli ultimi tempi dormo così
tanto che succede praticamente sempre. Ho imparato a dormire più del dovuto e
in qualsiasi condizione. Ho imparato a isolare le orecchie dalle urla, ho
imparato a isolarmi da tutto.
All'inizio però capitava solo nelle ore dove normalmente
avrei dormito, o quando sfinito divorato dal dolore e dalle lacrime mi buttavo
sul letto e mi coprivo la testa con le coperte. Chiudevo gli occhi e iniziavo a
vedere delle distese sconfinate. Una forte luce bluastra che bagnava come una
lingua i contorni crudeli dei monti, e poi campi infiniti di cui non si vedeva
la fine. Poi ho iniziato a sentire il vento, un vento che ti sferza la pelle,
un vento che è freddo e caldo e che mi accarezzava ai primi segni di
stanchezza, come un richiamo.
Sono cominciati così i miei pellegrinaggi notturni, poi è
diventato normale, anzi mi è sempre sembrato normale, entravo nel letto e
uscivo dal mio corpo.
Solo quell'infinito, quel nulla che mi circondava mi dava
finalmente la pace. Sono stato immobile per giorni, seduto su una pietra a
guardare l’evoluzione degli astri nel cielo. Le strane luminosità, la forma
oscura e disabitata delle cose.
foto: Laurent Grasso