Teresio uscì poco nei giorni che seguirono, la sua pelle
diventò prima gialla, poi pallidissima.
Roberto lo portò a visitare da un medico ma non riuscirono a
trovare niente di strano, l’uomo sembrava sconfitto, disse che ci sarebbero
voluti altri esami, che era confuso.
Luisa disse che era un medico del cazzo e che ne avrebbe
trovato uno lei. Non capivano che tipo di male affliggeva il ragazzino, dentro
sé stesso, però, Teresio lo sentiva. La
ghiandola era ancora sporca, lo sporco lo aveva riempito, si era espanso, aveva
infettato ogni cosa.
Dormì moltissimo e dentro ai suoi sogni vide spesso Mattia.
Lo vedeva nudo con il corpo affusolato bagnato dalla luce
della notte. Lo incontrava nel bosco e in un altro posto con un pavimento
ricoperto di stelle.
Delle volte il ragazzino era triste, altre volte era
calmissimo. La morte doveva avergli dato una sua santità, i morti tendono
all’ascesi e così Mattia era diventato santo.
Lo guidò in molti luoghi, camminarono insieme e allora
Teresio vide di nuovo il cavallo bianco, lo vide correre per i boschi, poi
tuffarsi nelle acque paludose della città, buttare giù la testa, incurvare la
spina dorsale come un pesce e, in un movimento sinuoso, calare nelle profondità
oscure e bagnate.
I boschi erano pieni di ragnatele, ragnatele spermatiche
scintillanti e bianchissime, sugli alberi c’erano segni di artigli.
Un giorno, durante uno di quei sogni Teresio vide Mattia
cambiare espressione.
Il ragazzino morto sembrava preoccupato, scosse la testa,
poi la sua figura diafana iniziò a scomparire, una strana agitazione veloce gli
saliva dentro,come si arrampicasse per la gola, gli occhi erano adesso carichi di una terribile urgenza, agitò i pugni
contro il vento, divenne quasi invisibile.
Mentre Mattia spariva Teresio poteva vedere la terra e l'erba
ricoprirsi di stelle. erano stelle sudicie e nere, stelle che brillavano di una
luce purulenta come del pus scintillante.
Lontano, nel buio del bosco adesso c’era un ragazzo dai
capelli neri, i capelli brillavano coperti di gelatina e gli cadevano sulla
schiena, portava una giacca smanicata scura, aveva braccia forti e lunghe, la
sua sigaretta brillava rossastra dentro al bosco ciondolandogli dalla bocca.
il ragazzino selvaggio lo guardò e sorrise, mostrando con
una fila di denti aguzzi e precisi.
Gli fece ciao con la mano, in gesto lento, calcolato che
pareva fendere il buio, sfiorarne i filamenti segreti. Fu allora che Teresio si svegliò.