Selenio - Palude, in corso




Gli altri bambini avevano paura di noi, però non eravamo dei bulli, io lo seguivo e lui ogni giorno veniva fuori con una cosa nuova. Gli piaceva bruciare le formiche, vederle uscire dal nido e bruciarle una ad una con una sigaretta accesa. Certe volte facevo scappare i gatti, prima che li vedesse perché non volevo pensare a cosa avrebbe potuto inventare e allo stesso tempo sapevo, che non mi sarei opposto. 
Aveva una forza. Una forza capisci? Una energia che certe persone hanno che forse gli viene da dentro o forse viene da fuori, o che è dentro e fuori, come se queste persone fossero uomini e lupi nello stesso momento.
Col tempo iniziò a diventare più strano. Mi immobilizzava e mi si metteva col ginocchio sullo stomaco fino quasi a soffocarmi. Altre volte mi strangolava e mentre mi strangolava tratteneva il respiro e io lo vedevo diventare rosso mentre cercavo di respirare, se mi ribellavo stringeva ancora più forte, quando finalmente mollava si buttava giù di schiena, rimanevamo lì sdraiati fianco a fianco, io affamato d'aria, lui che rideva ma aveva così poco ossigeno che rideva e tossiva e gorgogliava tutto insieme.
Un giorno eravamo da queste parti. Lui aveva arroventato un pezzo di ferro poi l'aveva stretto tra le mani e stringendo i denti aveva costretto anche me a stringerlo. Bruciava, era terribile, era come se il fuoco ti entrasse nella pelle e salisse fino all'avambraccio. Se devo pensare a qualcosa di cui poteva essere fatto Selenio ti dico che era fatto di fuoco, di fuoco e di notte.
Quel giorno, a un certo punto mi aggredì, lo capii subito che era una aggressione diversa dal solito. Mi saltò addosso e mi bloccò. Mi teneva fermo con la mano ustionata e mentre mi teneva vedevo il dolore nei suoi occhi. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a respirare. Mi mise il piede sulla mano bruciata e io urlai. Poi lo sentii addosso, vicinissimo. Fu a quel punto che mi baciò. Mise le labbra sulle mie e io sentii una cosa che non avevo mai provato. Poi con forza spinse la lingua dentro alla mia bocca, fino alla gola. Io non sapevo che fare, ricordo che il cuore mi batteva fortissimo, ricordo che mi veniva da piangere ma nel petto provavo una cosa che non capivo, che era bella e tremenda allo stesso tempo.