La scoperta della cosa nera, Palude, in revisione





Bocca d’acciao invece tremava, dentro di lui in quel momento dovevano muoversi forze contrarie, forze che non potevano coesistere e che dovevano necessariamente annientarsi l'una con l'altra.
Ebbe come la sensazione che qualcosa di viscido e buio si stesse muovendo dentro di lui, un omuncolo fatto di un liquame nero, un omuncolo strisciante che picchiava e urlava e scalciava.
Fu in quel momento che un’energia cupa, ma di una potenza devastante, gli attraversò tutto il corpo facendo drizzare i peli delle braccia, soggiornò all'altezza dei testicoli, si espanse nel glande come una lingua che ci entra dentro, una cosa che ti lecca l'interno.
Allora un pensiero ruppe quegli argini che fino ad allora lo avevano tenuto intrappolato, spaccò la forma di quello che lui desiderava essere, di quello che lui sentiva di dover essere per la sua mamma, per il suo babbo, per la maestra e per tutti gli amici, e allora Bocca d’acciaio, che credeva di essere buono, come in un sibilo disse: dovremmo ucciderlo. Potremmo ucciderlo e nessuno lo troverebbe, e non farebbe più male a nessuno, dovremmo ucciderlo noi, prima che lui ammazzi noi o qualche altro bambino, e secondo me dovremmo farlo adesso.
Poi guardò Sebastian Barsoldi e improvvisamente la scorza dura del ragazzino mostro si dissolse, la sua spavalderia arretrò tremando, lasciando spazio a una forma nuda, a una creatura fragile, una creatura che capiva lo sguardo di Bocca più di chiunque altro, per un istante allora Sebastian Barsoldi si rese conto di avere paura.


Foto: All about Lily Chou chou