Milena, Albedo, Palude



L'acqua scivolò sul corpo nudo di Milena, le gocce fredde correndo nelle loro scie, disegnarono forme e geometrie sulla sua pelle bianchissima.
Si guardò i seni, si guardò l'ombelico, l'acqua della doccia che curvava seguiva morbida i lineamenti della pancia, scendeva sul sesso, fino a sgocciolare tra le gambe, sopra i piedi.
L’acqua toccava e schizzava anche sopra quelle piccole protuberanze, le rivestiva di una pellicola trasparente, quei piccoli tentacoli che adesso si muovevano agitati tendendo verso l’alto come piante, crollando poi verso il basso, ondeggiati come le alghe sul fondo del mare.
Era il suo segreto, era la sua nuova forma che era uscita fuori da dentro di lei, che le aveva dato le sue vere fattezze o un accenno alla sua essenza, la sua mutazione verso forse quella bianchezza a cui anche Milena, con le sue cellule ambiva. I tentacoli erano sbucati lentamente, prima in accenni, piccole bolle che poi avevano preso lineamenti precisi, avevano iniziato a muoversi dentro a un prurito. Era stato prima o dopo Teresio? 
Sebastian Barsoldi di sicuro li aveva già visti, li aveva succhiati e ci aveva messo le dita, anche in quelle fessure che si formavano, anche dentro dove le dava piacere.
Quando li toccava lei, di solito provava uno strano bruciore, un bruciore bello, senza vergogna, diverso da quando si masturbava, lo definiva un senso fresco e luminoso, era una cosa sua e bella e anche se lo nascondeva, anche se non capiva la faceva sentire speciale e più forte.

Quel giorno però i piccoli filamenti di carne si muovevano veloci, si agitavano violenti in delle specie di spasmi, poi diventavano duri e delle volte frustavano sulla carne come faceva la frusta di Sebastian Barsoldi. Quando li sfiorava, poi, si avvinghiavano alle dita e bucavano, facevano male e lei si chiedeva se fossero loro a sentire qualcosa oppure se quel movimento, quella tensione non nascesse forse da un suo turbamento.
Guardò in alto verso la doccia e vide una miriade di buchini e poi dei fili bagnati e poi infinite gocce e infinite creature che si muovevano fetali dentro alle gocce, poi si toccò la gola e si rese conto di avere un’ansia fortissima, aprì la bocca, il freddo le scivolò sulle labbra, le entrò dove era più caldo, lei gonfiò la pancia, l’acqua ci scivolò sopra veloce, le gocce si persero disordinate sul pube, soffiò.

Cosa succede? Domandò allora, e la sua voce risuonò sola nella doccia vuota, nello scrosciare argentato, costante, in quella luce biancastra che filtrava dall'alto di una fessura che adesso le accarezzava la carne, i capelli, il sedere rotondo, la parte più bianca, più lattea, delimitata dal segno del costume da bagno.


Immagine: Junji Ito